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lunedì 16 settembre 2024

Fitto e L’EUROPA ... Ursula F. supera se stessa e concede la vice Presidenza Esecutiva all'Italia ... Grande!

Punto e a capo: dobbiamo parlare di più dell'Unione Europea Lezione di Stile... occorre inserire nel Governo anche l'opposizione se si vogliono superare i gravi problemi del debito pubblico e della incapacità della classe dirigente del Centro Destra... Riceviamo sempre Lezioni di DEMOCRAZIA... E FACCIAMO LEGGI PER TRASFORMARE L'ITALIA in 20 Staterelli,...   IL PUNTO: COS'È SUCCESSO NELLA SETTIMANA PASSATA   Ciao , come stai? Mario Draghi ha presentato il suo rapporto “Il futuro della competitività europea”. E’ un documento che dice sostanzialmente: c’è bisogno di un piano per il futuro dell’Unione europea, perché serve che l’Europa decida di fare alcune cose, e le faccia insieme.  Draghi offre un programma di azione, una bussola per orientarsi in un mondo profondamente cambiato: se vogliamo preservare i livelli di benessere delle nostre società, abbiamo bisogno di più investimenti comuni e di innovare. Il rapporto presenta 170 politiche in modo dettagliato, volte a favorire più coordinamento delle politiche; velocizzare i processi decisionali; ridurre la regolamentazione eccessiva; dotare l’UE di una vera politica economica internazionale. Ma come sempre quando si tratta di decisioni politiche, per convincere i cittadini ad agire, non è tanto importante cosa si fa, ma perché lo si fa. Con motivazioni sono solide, infatti, una società democratica può cambiare il corso della propria storia. La posta in gioco è altissima. Draghi lo ha detto con asciuttezza: o si decide di agire oppure l’Europa si trova a affrontare una lenta agonia. Il nostro benessere si è basato in questi anni  sull’energia a basso costo dalla Russia, sull’apertura del mercato cinese e sul fatto che la spesa per la difesa era coperta dagli Stati Uniti. Ora queste precondizioni non ci sono più. Nel 2050, l’Unione europea perderà due milioni di lavoratori all’anno a causa dell’inverno demografico; il 40% delle imprese innovative europee si è trasferito oltreoceano perché lì c’è un ambiente più favorevole a quel tipo di investimenti; la Cina e gli Stati Uniti stanno finanziando massicciamente la loro industria per affrontare la transizione ambientale.  In Europa invece abbiamo mantenuto una logica nazionale e questo ha un costo alto. Come ha scritto Roberto Castaldi, mantenere la sovranità nazionale sull’energia significa continuare a pagare l’energia il doppio o il triplo di USA e Stati Uniti. Decidere nazionalmente il livello delle tasse e della politica fiscale significa non avere soldi per gli investimenti europei che servono per la competitività e per la transizione digitale e ecologica. Se continueremo a programmare la difesa a livello nazionale, spenderemo male, duplicando i sistemi di arma e mancando dia fare grandi investimenti, necessariamente europei. Se da un lato ci sono i partiti nazioanlisti che danni dicono che l'Unione europea è dannosa o inutile, dall'altro troppo spesso i partiti europeisti hanno fatto dell’idea di una maggiore integrazione un atto di fede, piuttosto che una scelta che conviene più della dimensione nazionale. Le ricette di Draghi si possono e si debbono discutere per trovare un punto di equilibrio tra intervento della politica e libertà di chi intraprende (ad esempio penso che l’assenza di regolamentazione nel settore del tech americana abbia favorito l’innovazione, ma anche che non sia in grado di opporsi allo strapotere delle grandi imprese tecnologiche). Ma soprattutto si deve discutere pubblicamente se i cittadini, le organizzazioni sociali, la politica condividono l’idea che sia nell’interesse collettivo fare di più come Europa, e meno come Italia. Il rischio principale che corre il rapporto Draghi infatti è quello di aver raccolto tante lodi, e di finire rapidamente in un cassetto. Perché c’è chi non vuole abbandonare la dimensione nazionale; e perché alcune delle ricette proposte da Draghi sono scomode. La diagnosi che fa l’ex primo ministro italiano però è così dettagliata, ricca di fatti e dati che non può essere elusa. Siccome si tratta del nostro futuro sarebbe imperdonabile girarci indietro tra vent’anni, vedere le occasioni perdute in questi anni e pensare “Eh ma Draghi ce l’avevo detto”. Come saprai, sabato la procura di Palermo ha chiesto una condanna a sei anni di carcere per Matteo Salvini, con l'accusa di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio per aver impedito alla nave dell’ong spagnola Open Arms di attraccare a Lampedusa, nel 2019, quando era Ministro dell’Interno. Salvini ha pubblicato un video sui social in cui ribadisce la sua versione dei fatti, sostenendo di aver agito per “difendere i confini” e che fosse stata l'Open Arms a non seguire le regole. Nella requistoria di sabato i pubblici ministeri hanno smentito queste tesi, in particolare negando la violazione delle regole da parte della nave di Open Arms. La presidente Meloni ha definito incredibile la richiesta della procura e altri esponenti della destra hanno accusato la magistratura di fare un uso politico della giustizia. Come al solito, la destra non è affidabile nemmeno nel riportare i fatti. Il ministro Salvini non è accusato di un fantomatico reato di eccessiva difesa dei confini italiani, bensì di sequestro di persona. I ministri della Repubblica sono i primi a dover rispettare e soprattutto conoscere la legge. E sono legge anche le convenzioni internazionali. Salvini è accusato di aver travalicato il suo ruolo. E se davvero l’unico modo trovato dal ministro per difendere i confini italiani sia stato il sequestro di persona, dice molto delle capacità politiche del personaggio.

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