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mercoledì 25 gennaio 2012






ORA UNA LEGGE PER MILANO
24-1-2012 by Franco D Alfonso
da www.arcipelagomilano.org
La Giunta Pisapia ha rispettato il “Patto di
stabilità” nel 2011 dovendo affrontare un “buco” di bilancio maldestramente
celato dalla gestione Moratti di oltre 300 milioni con meno di cinque mesi per
farlo. La necessità finanziaria per il semplice pareggio nel 2012 è di oltre 500
milioni di euro, inserendosi in una serie storica che ci dice senza possibilità
di dubbio che le Giunte di centrodestra da almeno sei anni hanno generato un
disavanzo annuale primario di almeno 350 milioni che hanno coperto utilizzando
dividendi e dismissioni non pianificate, praticamente vendendosi il garage di
proprietà per comprare la benzina lasciando per di più un debito a livelli
stellari (oltre 4 miliardi di euro, uno dei più alti pro capite di Italia ).
Ma la situazione non è rosea nemmeno a Torino se
la Giunta Fassino non ha potuto rispettare il Patto a causa del debito lasciato
dalle amministrazioni precedenti, politicamente omogenee peraltro, generato
essenzialmente a causa dei costi delle Olimpiadi, pur con una situazione
migliore sul terreno del disavanzo corrente.
È del tutto evidente che questo livello di
disavanzo non è in alcun modo ripianabile agendo esclusivamente sul piano del
taglio delle spese: tra spending review e incrementi tariffari già decisi o di
fatto ineludibili, comunque effettuati con il massimo rigore anche perché
avranno un effetto strutturale di risanamento di bilancio sugli esercizi
successivi, è certamente impossibile l’operazione di risanamento di bilancio in
un solo anno agendo essenzialmente sulla leva delle tasse e tariffe.
Si aggiunga che è indispensabile poter avviare
investimenti per almeno euro 200 milioni: trasporti, ambiente e qualità della
vita, cultura, assistenza “esclusi” e disagiati sono in prima approssimazione
quattro ineludibili filoni di intervento.
Nello stesso tempo il governo Monti ha avviato –
o meglio continuato – un’opera di drastica riduzione del deficit corrente con
una forte operazione di accentramento delle entrate e riduzione delle uscite
concentrate solo ed esclusivamente sulla riduzione dei trasferimenti agli enti
locali. È esemplificativo l’esempio della reintroduzione dell’ex Ici prima casa,
ora Imu: l’incremento di entrata è interamente incamerato dal Governo centrale
perché all’apparente restituzione di “autonomia impositiva” ai Comuni
corrisponde una riduzione ulteriore più che proporzionale dei trasferimenti
centrali in maniera tale che a Milano, a fronte di un aumento degli esborsi dei
cittadini per tasse sulla casa di circa 500 milioni di euro il gettito comunale
netto diminuisce di circa 10 – 15 milioni di euro, costringendo di fatto il
Comune stesso a ragionare sulle addizionali, vale a dire un ulteriore incremento
della pressione fiscale.
Non molto diversamente da Tremonti il professor
Monti assegna al Comune il ruolo di gabelliere per proprio conto, nel silenzio
pressoché generale non solo dei “federalisti” che fino a qualche tempo si
trovavano in ogni cantone politico, ma nell’acquiescenza totale silente delle
Regioni, massime la famosa Regione più virtuosa d’Italia e d’Europa – ma che
dico, del mondo! – la Lombardia di Formigoni, per la quale non posso che
reiterare la mia richiesta di abolizione e abrogazione del grumo neocentralista
e parassitario che si è addensato in questi lunghi anni di “regno” del Celeste
Governatore.
Milano è tornata a essere un punto di riferimento
nazionale sul piano politico, con la novità dell’elezione ancora non ben
compresa in tutto il suo significato del sindaco Pisapia; sul piano
amministrativo, avviando il risanamento gestionale e contabile; sul piano della
capacità di governo, rimettendo in moto in poco tempo la macchina arenata
dell’Expo 2015 e con l’esperimento dell’Area C, cui guarda tutta Italia e non
solo.
Un altro nodo è ormai arrivato al pettine, perché
necessità e circostanze spingono verso il prioritario rilancio dell’obiettivo
della Grande Milano Area metropolitana. La soppressione delle
Province, il gradimento bassissimo per tutte le istituzioni che non siano il
Presidente della Repubblica e il Comune, la consapevolezza che i problemi di
traffico e ambiente, per citare il più importante fra quelli fin qui affrontati
in questi primi mesi, non possono essere risolti se non su scala metropolitana,
la necessità di affrontare il tema trasporti “oltre” i limiti imposti dal
confine comunale, la leadership indiscussa riconosciuta al sindaco Pisapia su
tutto il territorio, tutto concorre a dire “se non ora, quando?”.
Esiste anche un termine, il mese di aprile, oltre
il quale la competenza diventerà interamente regionale e le difficoltà di
convivenza con la leadership formigoniana renderebbe tutto molto più complicato,
a partire dalla destinazione del patrimonio della sopprimenda Provincia, sul
quale già si allunga l’ombra neocentralista di Palazzo Lombardia.
Occorre richiedere subito al Governo una
Legge per Milano che definisca un iter semplificato per la
città metropolitana e ne fissi tempi e passaggi certi, anticipando il più
possibile alcune realizzazioni. È necessario, per esempio, consolidare
immediatamente i poteri in materia di trasporti pubblici in capo al sindaco di
Milano – e questo non può che avvenire per legge, essendo il metodo dell’accordo
fra enti fallito già troppe volte – introducendo misure per favorire
l’integrazione societaria e tariffaria delle aziende di trasporto pubblico
dell’Area.
Ma Milano deve mettersi alla testa del movimento
delle autonomie locali, come sempre negli anni migliori, per ottenere la
revisione del Patto di stabilità e la stipulazione di un nuovo patto per
il federalismo fiscale differenziato per dimensione e importanza dei
Comuni. Occorre avviare una negoziazione con il Governo centrale per ottenere un
grado di autonomia finanziaria, impositiva e strategica sia attraverso
l’attenuazione della pressione fiscale sui contribuenti milanesi, sia attraverso
l’eliminazione di vincoli generali (possesso municipalizzate, patto di stabilità
etc) che limitano le alternative di azione del Comune, sia infine attraverso il
riconoscimento dell’importanza e della criticità della realizzazione dell’Area
Metropolitana e dell’Expo 2015.
Milano può esprimere una capacità di governo e di
rilancio a patto di non essere limitata da una visione burocratica e centralista
che pretende di dettarle le stesse leggi valide per Castellammare di Stabia o
per la Dronero che dette i natali a Giolitti. La “forza gentile”
dell’amministrazione Pisapia dovrà necessariamente dispiegarsi anche in questa
direzione.
Franco D’Alfonso

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