Il referendum fallisce il quorum, ma il Pd si consola: "Abbiamo un fronte unito che vale il centrodestra"
L'asticella fissata da Boccia alla vigilia del voto: prendere più voti di quelli della maggioranza di governo alle elezioni del 2022. Il bersaglio è stato centrato, ma sul filo di lana. Ed era ampiamente alla portata
Portare alle urne 12,4 milioni di elettori. Più dei 12,3 milioni che il centrodestra aveva raccolto alle elezioni del 2022. Era questo l'obiettivo minimo palesato alla vigilia del voto dal senatore del Pd Francesco Boccia. "Se al referendum andassero a votare 12 milioni e 400mila persone - era stato il ragionamento dell'esponente dem - significherebbe che un pezzo di Paese sul lavoro e sulla cittadinanza le sta dicendo "non ci piace come stai governando e su questo hai il dovere di cambiare tutto". A posteriori si può dire che il bersaglio è stato centrato. Ma sul filo di lana. I votanti sono stati circa il 30% del corpo elettorale, se si considera il dato nazionale. Secondo il sondaggista Fabrizio Pregliasco i "sì" ai quesiti sul lavoro dovrebbero essere circa 13 milioni. Solo 10 milioni invece i voti favorevoli al quesito sulla cittadinanza. Un risultato che non può lasciare soddisfatti i promotori. A Meloni non è arrivato nessun "avviso di sfratto" come aveva auspicato Boccia.
Boccia: "Abbiamo un fronte sociale unito che vale il centrodestra"
Commentando i risultato del voto su La7 Boccia ha parlato di "una partita che aveva senso giocare". "Abbiamo un fronte sociale, unito, che anche in termini di elettori vale il centrodestra" ha detto il senatore Pd. "Elly Schlein non ha fatto altro che seguire un percorso coerente, esattamente come aveva annunciato il giorno delle sue elezioni, ha fatto quello che aveva promesso ai suoi elettori. Il Pd continuerà su quella strada perché è quella che distingue la sinistra con la destra".
Sul risultato consegnato dalle urne Boccia non è negativo: "Giorgia Meloni è a palazzo Chigi per 12 milioni e 300mila voti, una minoranza che è maggioranza in Parlamento" ha concluso il senatore dem. "Oggi hanno votato 15 milioni di persone, non so quanti sono i 'sì' ma i quesiti sono molto identitari. Meritano lo stesso rispetto di quei 12 milioni e 300mila per i quali Meloni è presidente del Consiglio".
Schlein: "Alle urne più elettori di quelli che hanno votato la destra"
Subito dopo è stato il turno della segretaria del Pd Elly Schlein. "Grazie alle oltre 14 milioni di persone che hanno deciso di votare e tutti coloro che si sono mobilitati per far contare il voto dei cittadini. Per noi il vostro voto conta".
"Peccato per il mancato raggiungimento del quorum" ha commentato la segretaria del Pd, "sapevamo che sarebbe stato difficile arrivarci, ma i referendum toccavano questioni che riguardano la vita di milioni di persone ed era giusto spendersi nella campagna al fianco dei promotori, senza tatticismi e senza ambiguità. Sui temi del lavoro e della cittadinanza, che sono costitutivi per una forza progressista, continueremo a impegnarci in parlamento con le nostre proposte".
"La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare - ha detto ancora Schlein -, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche. Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022. Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla".
L'obiettivo minimo del Pd non era così ambizioso
L'asticella di 12,4 milioni di voti non era in realtà così ambiziosa per un referendum appoggiato dai principali partiti d'opposizione e dal più grande sindacato italiano, la Cgil. Se prendiamo in esame i referendum degli ultimi 25 anni, in due occasioni il numero dei voti favorevoli è stato inferiore a quello fissato dai dem. È il caso dei referendum del 2022 sulla giustizia a cui hanno votato circa 10,4 milioni di persone (compresi gli italiani all'estero) con un'affluenza pari al 20,5% (dato più basso nella storia dell'istituto referendario). E della consultazione del 2003 sull'articolo 18 promossa da Rifondazione Comunista: nonostante la bassa affluenza (pari al 25,7%) votarono 12,7 milioni di persone, di cui 10,4 a favore del quesito.
Al referendum del 2011 su acqua pubblica e nucleare andarono invece ai seggi più 27 milioni di persone, circa il 54% del corpo elettorale (quorum raggiunto), mentre per fermare le trivellazioni in mare si presentarono al voto 15,8 milioni di elettori con 13,3 milioni di sì.
Al referendum costituzionale del 2001 sull'articolo V della Costituzione votarono invece 16.843.420 cittadini, cioè il 34,05% del corpo elettorale. Alla consultazione sulla riforma costituzionale del 2006 andarono alle urne 26.110.925 milioni di italiani, pari al 52,46% degli aventi diritto, mentre al referendum del 2016 che segnò il de profundis del renzismo presero parte circa 33 milioni di elettori. Si tratta di numeri che vanno contestualizzati: per i referendum costituzionali non è infatti previsto alcun quorum. Un fattore che indubbiamente favorisce la partecipazione.
--
Il referendum fallisce il quorum, ma il Pd si consola: "Abbiamo un fronte unito che vale il centrodestra"
https://www.today.it/politica/referendum-obiettivo-pd-risultati.html
© Today Fonte che ringraziamo...